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TRIONFO DELLE ANIME ARTIFICIALI

 

In questo poema si propone un audacissimo piano per il miglioramento del Creato: l’effimera esistenza delle nostre anime, corruttibili emanazioni del corpo che le ha generate, potrà essere prolungata indefinitamente mediante la fabbricazione di protesi robotiche digitali che, guidate da un software-DNA in cui siano stati inseriti programmi di Bene e d’Amore, generino stringhe di purissime radiazioni elettromagnetiche le quali, realmente ed effettivamente immortali come la Fisica insegna, resteranno anche dopo l’estinzione dell’Uomo e vagheranno per sempre luminose nell’universo bonificandone la materia bruta e seminando il Bene di cui il Creato ha estremo bisogno.
Devo l’ispirazione di questo poemetto alle teorie di eminenti matematici fra cui Fred Hoyle..
Una prima versione ridotta è stata pubblicata nel 2008 sui Quaderni Letterari di Pomezia-Notizie (Il Croco) col titolo di “Molti millenni d’amore”.

Allora il cosmo apparirà popolato
da mille lucciole pulsanti e pensanti,
mille piccoli cloni elettromagnetici
della pura Ragione Divina

 

1
Si narra che il giorno del Big Bang
sfuggirono al controllo di Dio
alcune particelle aliene
che invece di adorarlo e lodarlo
per essere state create
impazzirono e divennero maligne
intrufolandosi fra le buone molecole
della giovane materia esistente
che stava formando il Creato
e finendo quindi fra quelle
usate da Dio per fabbricare
le anime e le carni dei vivi;
lì fecero il diavolo a quattro
per compiere con scrupolo il Male
ch’era innato nella loro natura
perversamente aliena e maligna
e così portarono morte
e inesauribile dolore a tutto il mondo
lasciandolo privo d’Amore.

2
Si disse che certo erano angeli
malriusciti dalle mani di Dio
perché brutti, cattivi e ribelli
e che Egli dovette pertanto
precipitarli come scarti imprevisti
d’una quasi perfetta Creazione
nella Gran Pattumiera del mondo,
ch’era il baratro più oscuro e lontano
dalla Grazia della Luce Divina
che la mente potesse immaginare
e perciò gli fu dato quel nome
terribile che tutti conoscono
temendolo più della morte
e facendosi il segno della croce
ogni volta che lo sentono nominare.
Si dice anche che quegli angeli-diavoli
continuino a sfogare alacremente
la loro velenosa malvolenza
con frequenti rabbiose sortite
dai buchi tenebrosi delle tane
per andare a caccia di anime
ed affliggere i corpi degli uomini
con le più dolorose sventure,
fra cui la morte è a detta di tutti
certamente la più spaventosa.

3
Queste ovviamente sono storie
pietosamente inventate dai poeti
per spiegare alle menti dei semplici
come mai siamo stati partoriti
al sole d’un grandioso mattino
per subire l’iniqua condanna
di patire le più atroci sofferenze
dell’anima e del corpo ed infine,
come se non fosse sufficiente,
incretinire per l’oscena vecchiaia
d’una mente inchiodata da Dio
a un cervello ormai calcificato
incapace di salvarla, sì che presto
essa smemora e svanisce; per di più
si può essere anche malamente
ammazzati da qualche energumeno,
a meno che a qualcuno specialmente
caro a Dio venga dato il privilegio
di lasciare questa valle di lacrime
nel proprio letto spegnendosi pian piano
come un cero, ma dopo avere almeno
subìto qualche lieve disturbo
di cuore, stitichezza, appendicite,
oppure una gran colica di fegato.
Altri invece più furbi preferiscono
ammazzare, più che essere ammazzati,
la qual cosa accade sempre purtroppo
per mano di vilissimi assassini
a tradimento, senza darci il tempo
nemmeno di offrire alla spada
l’onor del petto ignudo e di affidare
con una prece l’anima a Dio.
Dunque non è igienico attendere
il casuale compimento del Fato,
occorre invece darsi un gran daffare
con clave, pugnali e veleni
ed arrivare per primi alla meta,
prima d’altri assassini meno svelti
ma grandi e grossi e più prestanti di noi,
per giunta armati con armi da guerra,
asce pesanti, alabarde, gran mannaie.

4
La verità sul nostro destino
si apprese soltanto molto dopo,
quando qualche ladro si appropriò
del frutto proibito che pendeva
dall’Albero della Conoscenza;
così si seppe che il Male non venne
da quei presunti angeli cattivi
precipitati da Dio dal Cielo Empireo
e che per vendicarsi si sfogarono
consumandoci l’anima e la carne,
ma nacque da una occulta e singolare
insanabile debolezza congenita
del triste impasto di molecole riottose
che allora formava la materia
disponibile qua e là nel grande cosmo,
molto prima che il Soffio di Dio
desse loro effigie umana ed una sorta
di anima presumibilmente
immortale invece che macchiata
dal peccato di essere corruttibile.
Così quando il Gran Soffio costrinse
le molecole riottose a convivere
fraternamente le une con le altre
per trattenere il più a lungo possibile
dentro al corpo la povera anima,
pensarono che in fondo tutto il male
forse non veniva per nuocere
e che avrebbero potuto tutte insieme
rallentare la gran voracità,
propria del Chaos, il tempo sufficiente
per potersi pentire e ravvedere,
prima di sfasciarsi totalmente
davanti agli assalti del Male.

5
Anche da quegli atomi e molecole
era logico quindi aspettarsi
che siffatta precaria convivenza
non avesse dal Principio dei Principi
molte speranze di operare il Bene
che Iddio s’aspettava dal mondo;
pertanto, a parte qualche Santo che a forza
di cilici, digiuni e molte altre
sofisticate mortificazioni
unite alle lodi di Dio
per le grandi bellezze del Creato
era forse riuscito a sopportare
il Male che minava la salute
dell’anima come del corpo,
il resto della povera gente
continuava a patire e a morire
senza neanche la consolazione
d’esser santa, ma solo per fatale
necessaria punizione d’esser nata
da un triste impasto di materia incongruente.

6
Ma neanche questa è purtroppo l’esatta
verità; la Verità più vera
è ancora più nera e disperante,
è quella che nessuno ha mai il coraggio
di guardare virilmente in faccia
senza chiudere subito gli occhi.
Il Male infatti è molto più occulto
di quanto l’abbiamo descritto
e di quanto possiamo immaginare
con le nostre deboli menti;
esso è nato quando Dio o il Caso
hanno inventato, per sbaglio o per burla,
la ferrea Legge matematica che regola
tutto il cosmo e come un Grande Timer
è già scattata inesorabilmente
dal lontano Principio dei Principi
al momento dello scoppio del Big Bang
condannando a morte il Creato
con un processo di raffreddamento
che si conclude entro un tempo finito
che conosce solo Chi lo ha stabilito.
E’ una legge che i sapienti della Terra
pur con la morte nel cuore
ma con fredda raziocinante evidenza
hanno scoperto e per le orecchie del volgo
hanno chiamato “della fine del mondo”,
ma nella lingua dotta dei convegni
è nominata maligna “Entropia”:
il vero mostro messo a guardia del cosmo.

7
Non è molto complicata da spiegare
questa pur mostruosa Entropia:
ogni cosa ch’abbia un Ordine interno
sta in piedi soltanto per la forza
un po’ precaria che lega fra loro
atomi e molecole riottose;
è dunque Ordine raro e delicato,
seppure non si sa da Chi inventato,
si sa solo per certo che esso,
per quella legge che i dotti metafisici
chiamano rassegnati “Entropia”,
è destinato fatalmente a disgregarsi
perdendo sempre più la sua preziosa
energia: per un fatto misterioso
ogni atomo perde presto o tardi
la sua forza, ed allora è fatale
che molli la sua presa dal fittizio
agglomerato di molecole compagne
restando per un po’ allo sbando in aria
e poi lasci la Terra al suo destino
per i lontani spazi siderali
finché anche il più piccolo moto
dei suoi stanchi elettroni si arresti
per il freddo terribile del Cosmo
arrivato allo Zero Assoluto.

8
Per mantenere l’Ordine, si sa,
occorre ad ogni cosa della Terra
una certa quantità di energia,
ma chi la può fornire, tutta gratis,
se non il Padreterno? Infatti Lui
di questa cosa non s’è dimenticato,
ma anzi ha puntualmente programmato
la cessazione della sua erogazione
dopo un congruo numero di anni,
quando a un certo punto fosse stufo
di star dietro alle nostre petulanti
pretese e recriminazioni.
Ora tutta la gente sta aspettando
con un po’ d’ansia (ci sembra naturale)
che l’universo abbia compiuto il tempo
e si sia spento come una candela;
ma seppure una volta Qualcuno
col suo gran Soffio aveva illuminato
le nostre menti affinché conoscessero
la Verità, noi ancora non abbiamo
alcuna idea di come sarà dopo,
e seppure un “Dopo” ci sarà
per quest’anima così corruttibile
avuta in sorte, che essendo da Dio
caval donato” sarebbe disdicevole
guardare in bocca per recriminare.

9
Dovremo dunque fare buon viso
chissà per quanto tempo ancora
a questa nostra triste condizione
di nati senza neanche la speranza
di rivedere in qualche gaio Aldilà
i vecchi amici, i fratelli, i compari,
le nostre mamme, i nonni, i vecchi zii;
probabilmente non saremo capaci
di salvare neppure il nostro Io
dall’orrenda e per noi inconcepibile
estinzione: l’Entropia è attaccaticcia
come la Morte incarnata nelle cellule
e potrebbe disgregare anche l’anima,
che seppure fatta di molecole
un po’ spirituali sembra stare
pervicacemente attaccata
a tutte le molecole del corpo
abbrancandole in modo indissolubile.
Scordiamoci dunque la favola
della Resurrezione della Carne,
scordiamoci l’idea consolatoria
di stare alla fine dei secoli
tutti insieme intorno a un bel Vecchione
assiso in trono, ognuno col suo corpo
bello o brutto ma di carne ed ossa
e con l’Io individuale che gli spetta
fin da quando poverino è nato:
anche lui sarà senza rimedio
marcito nelle fosse, avrà lasciato
da gran tempo solo gli ossi spolpati
e poi neanche più quelli: solo polvere
com’era stato da sempre annunciato.
.
10
Ebbene, adesso che avete assaggiato
il frutto amaro della Conoscenza
e vi siete calati nei più ardui
e impenetrabili misteri del mondo
restandone forse fulminati,
vi resta almeno la soddisfazione
di scacciare dal vostro capezzale
il bugiardo che volesse consolarvi
con preci ed olio santo della vostra
ineluttabile dipartita convincendovi
a scordare questa valle di lacrime
(ove in fondo non si sta così male)
e a lasciare i vostri beni alla Chiesa
invece che ai parenti-serpenti,
che non aspettano altro per sbranarsi
che di chiudervi gli occhi nella bara
spendendo solo qualche fiore di plastica.

11
Se mal comune, si dice, è mezzo gaudio,
potremo solo consolarci con l’idea
che qui non siamo i soli sfortunati
destinati a disgregarsi nelle fosse
con gli elettroni e gli atomi che scappano
d’ogni parte dalle nostre carogne
come i vermi davanti al terremoto
per andare a divorare in pace
altre carogne; di gran lunga più tragica
è la sorte dell’intero universo,
perfino delle stelle, queste nostre
care stelle che a detta degli astrologi
son sempre state stabilmente fisse
ed invece con ritmo inesorabile
si raffreddano e si spengono del tutto
o implodono lasciando buchi neri,
le orrende cicatrici del Creato;
oppure esplodono misteriosamente
come una bomba lanciando nello spazio
selvagge schegge, meteoriti che imperversano
per tutto l’universo e poi si sbriciolano
lasciando infine un pulviscolo cosmico
sempre più fine, sempre più rarefatto,
che a poco a poco andrà disperdendosi
nel profondo degli spazi siderali.

12
Ma anche qui da noi sulla Terra,
che pur piccola agli ingenui mortali
è sempre parsa solida e compatta,
la situazione non è certo migliore:
anche le più grandi montagne
a poco a poco si sgretolano e crollano
in grandi distese di sassi
e di deserti; anche i fiumi, che sempre
sono scesi fatalmente a valle
disperdendo le loro molecole
in un mare infinito di acqua,
non possono certo risalire
fino alle sorgenti natie
pur sentendone struggente nostalgia;
anche l’acqua che evapora dai mari
si disperde pian piano nello Spazio
e lascerà la Terra seccarsi
come la luna; tutto insomma si degrada
scivolando fatalmente verso il basso
e perdendo sempre più energia,
finché raggiunge lo Zero Assoluto,
il Freddo Eterno, la Non-Esistenza,
e non c’è niente da fare: è l’Entropia.

13
A che serve dunque progettare
di emigrare lontano anni luce
con le più sofisticate astronavi
in cerca di pianeti più ospitali
che per caso o per strana fortuna
non siano ancora già morti,
sperando così di allontanare
la nostra fine e quella del cosmo
dall’orribile Zero Assoluto?
Cerchiamo d’accettare questa sorte
fraternamente convivendo a denti stretti
col Male che ci imbeve anima e carne;
lasciamo pure che cattivi e bruti
s’ammazzino fra loro affogando
nel proprio sangue, sopportiamo anche
la nostra stessa morte sperando
di non venire crudelmente impalati
com’è uso tra i feroci Mamelucchi,
un supplizio che ogni povero del mondo
presto o tardi vorrà darci per invidia
o fame nera, mentre noi gozzovigliamo
con belle donne, vini, e altre leccòrnie.
Facciamo dunque i debiti scongiuri
e speriamo di morire in pace
a causa d’una grande abbuffata
o per via d’un sano cancro alla prostata,
ma se possibile nel nostro stesso letto
ammazzati dal Sistema Sanitario
o dai figli diletti, che speriamo
con una siringata di morfina
ci diano la sospirata eutanasia
tenendoci amorosamente per mano.

14
Dovremo dunque tentare a tutti i costi
di vivere meglio che si può
il tempo che ci è dato di godere:
approfittiamo il più a lungo possibile
degli ultimi raggi di sole
prima che esso si spenga;
anzi, nonostante i sanguinosi
ammazzamenti che si vedono ovunque
e in barba a epidemie e carestie,
tristi guerre e tristi tribolazioni,
dovremo incentivare i silenziosi
ricercatori rinchiusi nei bunker
perché inventino nuove tecnologie
per permettere a tutti, con vaccini
o con speciali molecole filosofali
iniettate direttamente nel cervello,
di diventare buoni e pacifici,
un poco amandosi e un poco purtroppo
pure odiandosi, se proprio si deve,
ma senza furenti ideologie
né schizzi di sangue; dovremo
stimolare le ricerche eugenetiche
per migliorare la razza e fare nascere
con sapienti interventi di OGM
ed altre raffinate ingegnerie
Uomini Nuovi forniti di nuovissimi
potenti cromosomi amorosi
inseriti stabilmente nei cervelli,
per cui tremino come conigli
soltanto all’idea della guerra
e di ammazzare o di essere ammazzati.
Eventuali ostinati malvagi
si dovranno ovviamente castrare
asportandone i perversi testicoli
e mandando anche a morte i recidivi
per “lesa pacificazione del mondo”,
insomma salvare i pochi buoni
rimasti ancora sani ed in piedi
dal maligno dilagare del Male.

15
Forse proprio in questo millennio
di sublimi esaltazioni tecnologiche
potrebbero inventare il vero Amore,
quello che finora nessuno
ha mai visto in questo mondo feroce
di necrofili signori della guerra,
ma che solo la mamma ci donava
dondolandoci dentro al suo ventre
caldi e ilari mentre provvedeva
a tutti i nostri bisogni corporali.
Purtroppo quella festa è durata
troppo poco, fino al triste giorno
in cui la sorte ci ha sbattuti malamente
fuori dalla cuccia amorosa
sulla gelida terra in mezzo ai lupi
che già stavano in agguato travestiti
da vecchiette con i ferri per la calza
ma con i mitra nascosti fra le gonne,
e chi cercava ingenuamente amore
veniva steso con un colpo alla nuca
e gettato nelle fosse comuni
senza neanche una croce od un nome.

16
Orsù dunque! mentre il mondo rotola
verso il punto del tremendo Freddo
trasformiamo intanto il Pianeta
nella bella incubatrice di un Amore
Superumano, così da rallentare
l’Entropia e rendere più dolce
scivolare verso il suo compimento.
Gli scienziati in formicai fortificati
inventeranno dei magici filtri
che costringano la gente del Creato
ad amarsi: vaccini da iniettare
d’ufficio ed in nome di Dio
nelle tenere cellule embrionali
appena fecondate in provetta
ed in quelle appena sbocciate
di tutti i poppanti del Regno
il giorno dello stesso Battesimo,
vaccini rinforzabili ogni lustro
con richiami adeguati, magari
iniettando anche il giorno della Cresima
nel DNA d’innocenti bambinelli
un programma di difesa antivirale
molto simile a quello dei computer,
così da dissuadere con le armi
d’una astuta ricerca immunologica
l’intrusione virulenta di pensieri
che non siano d’amore e di pietà
verso tutti i fratelli del Creato;
infine il Consorzio Planetario
sarà protetto dai terribili virus
che il Male obliquamente infiltra
fin dal giorno infelice dell’errore
disgraziatamente sfuggito
all’Occhio di Dio mentr’era intento
a creare la materia vivente
insufflandovi anche la sua ultima
invenzione: quest’anima purtroppo
così indifesa dagli assalti del Male.

17
Con le tecniche ormai sofisticate
della neurochirurgia microscopica
e della nuova ingegneria genetica
si potranno inserire nei cervelli
anche cellule staminali selezionate
che contengano i geni dell’Amore
estratti dalle cellule di animali
notoriamente buoni e pacifici,
ad esempio da agnelli, colombe,
bravi lupi di Gubbio discendenti
da quello una volta ammansito
da Santo Francesco, il quale certo
aveva con l’aiuto di Dio
modificato geneticamente
i cromosomi del lupo selvaggio;
esse allora si potranno coltivare
moltiplicandole secondo il fabbisogno
in grandi quantità industriali
dentro vasti reattori riempiti
fino all’orlo d’un liquido nutritivo
ad alta concentrazione d’Amore
che esse succhieranno come miele
così che non ricordino più neanche
l’idea di Male e possano soddisfare
la gran fame di pace dei popoli.

18
Ma lo stesso obiettivo umanitario
si può ottenere con moderni metodi
sottilmente educativi strappando
dal seno possessivo delle madri
i teneri figlioletti appena nati
per sottrarli al veleno oltremodo
appiccicoso della Grande Poppa
che col sopruso viene inoculato
ai poveri ed ignari neonati
dal latte ingannatore delle mamme:
i pargolini, superato l’esame
di sana costituzione eugenetica,
saranno messi insieme a sgambettare
felici e ignudi come Dio li ha fatti
in grandi ceste collettive unificate
dotate di moderni poppatoi
self-service totalmente automatici,
ove siano costretti per forza
stando ognuno al calduccio dell’altro
a spingersi, toccarsi, biascicarsi,
abbracciarsi a loro piacimento,
finché le loro pelli sensibili
riconoscano se stesse nelle altre
ed essi imparino presto ad amare
il loro Prossimo come se stessi;
così si abitueranno certamente
ad essere una grande famiglia
e ad amarsi per sempre perdutamente
non essendo mai stati inquinati
dalla foia possessiva delle mamme,
perverse conservatrici dell’Ego
e indefesse perpetuatrici della Proprietà,
che come tutti sanno è un vero furto
anzi il furto più furto di tutti.
Solerti osservatori dietro un vetro
controlleranno che crescano sani
e robusti nella culla comune,
così che dalla Rupe Tarpea
sian costretti a gettare solamente
gli scarti irrimediabili, i gobbi
e gli eretici, insomma i devianti
dai sani standard della buona razza,
e sia stroncata per sempre all’inizio
la crescita infame dell’Ego.

19
Ma vi saranno anche delle cliniche
ad uso di singoli individui
bisognosi di interventi speciali,
quali sposi incompatibili ed adulteri
macchiati dal triste peccato
e altrimenti condannati dalla Legge
all’orribile pubblica lapidazione.
Ad essi l’ingegneria chirurgica
apporterà certo grandi benefìci;
si potranno per esempio cucire
su proposta di assistenti sociali
ed ingiunzione dell’alta Autorità
i due corpi in un'unica carne
così da farne dei fratelli siamesi
con un unico cuore e un solo fegato,
costretti a sopportarsi giorno e notte
finché morte non venga a separarli
com'è stato da sempre comandato.
In questo caso ferale, ma purtroppo
naturale e prevedibile, il becchino
sarà chiamato al capezzale dei due
per ritagliare con grande precisione
la carne morta dello sposo deceduto
lasciandola al cordoglio della vedova,
che potrà conservarne le ceneri
accanto al loro talamo nuziale
o gettarle da un veliero in mare
se il suo uomo fosse stato nella vita
un grande capitano degli oceani.

20
Tuttavia la conquista più grande
sarà fatta allorché si potranno
coi metodi altamente raffinati
d'una nuova ingegneria metafisica
trapiantare le anime dei morti,
nostri cari, nei corpi dei vivi
vincendo il rigetto delle anime
come oggi il rigetto delle cellule,
affinché essi possano con agio
usare il nostro soffice corpo
per i loro bisogni affettivi
e sentirsi ancora in famiglia.
Così l'anima dolente dello sposo,
separato duramente dall’amata
per una prematura dipartita,
potrà esser trapiantata nel corpo
inconsolabile ma ancora voglioso
della vedova, in modo ch’essi possano
copulare per ancora molto tempo
anche se soltanto in ispirito,
raggiungendo perfino una sorta
di prorompenti orgasmi metafisici
sicuramente benedetti da Dio,
tali che la povera vedova
possa per l’antica virtù
dello Spirito Santo addirittura
restare incinta del frutto benedetto
insufflatole con amore e sollecitudine
dall’anima soddisfatta dello sposo.

21
Ma il culmine davvero più alto
sarà toccato dalla Scienza Teologica
quando essa riuscirà a soddisfare
l’anelito degli sposi novelli
ad avere un’intesa perfetta
ed una comunione duratura
facendosi cucire le due anime
con fili da sutura inossidabili
direttamente sull’altare d’un prete
abilitato agli interventi chirurgici
sullo spirito, il quale avvalendosi
dell’azione altamente sinergica
d’una messa cantata dalle voci
di soavi giovinetti castrati,
provveda con reazioni chimiche
di natura squisitamente filosofale
a fare scaturire dal crogiuolo
del santo Calice il grande Lampo Alchemico
della fusione nucleare delle anime,
essendo tutti gli atomi spirituali
fusi insieme in un’unica Anima
benedetta dagli uomini e da Dio.
Il risultato sarà naturalmente
festeggiato con riso e confetti
e immortalato dai parenti fra le lacrime
con una grande straordinaria radiografia
di quell’unica monade felice
vestita da sposa, in cui vedremo
in bianco e nero le ossa degli sposi
perfettamente sovrapposte nell’atto
del supremo congiungimento amoroso,
che dopo il rito sarà appesa in cucina
e custodita da un lumino sempre acceso
ad eterna memoria e ammonimento
di figli, nipoti e nipotini.

22
Nel Nuovo Mondo sarà naturalmente
bandita ogni spregevole ricerca
mirante a soddisfare solo i falsi
ed inutili bisogni materiali
d’uomini e donne: stupide automobili
e pretenziose lavatrici; le donne
lavino pure al fiume con fatica
mutande e camicioni poi che ciò
è un saggio ed autorevole disposto
delle Sacre Scritture ed è perfino
stabilito ch’esse sgravino con dolore
i prodotti delle troppo compiaciute
fornicazioni. Ogni sforzo scientifico
dovrà tendere dunque ad inventare
ardite ed efficaci procedure
adatte a generare vero amore
ed eterna armonia fra tutti gli uomini,
così chi fosse talmente fortunato
da campare fino al quarto millennio
potrebbe forse assistere entusiasta
all’invenzione dell’Homo Amorosus,
una specie resa onnipotente
quasi come Dio grazie alle audaci
e profonde manipolazioni genetiche
su quel vecchio ed inetto scimmione
detto abusivamente Homo Sapiens,
una nuovissima specie che si spera
sia quella finalmente capace
di smuovere i mari e le montagne
con l’immane ondata d’Amore
che tutto fa tornare alla vita
e si propaghi fino alle molecole
dei più gelidi spazi siderali
scaldandole col suo manto materno.

23
Gli scienziati che fossero davvero
posseduti dal fuoco della Scienza
potrebbero infatti riuscire,
con l’aiuto della pietra filosofale
e con la forza positiva straordinaria
di questo Cosmico Amore incandescente
acceso negli alchemici crogioli,
a invertire la forza negativa
dell’Entropia facendo retrocedere
il suo fatale processo disgregatore;
vedremmo allora in cielo i buchi neri
poco a poco riaccendersi di stelle,
il pulviscolo cosmico addensarsi
per formare meteoriti ed asteroidi,
e questi infine riunirsi per formare
verdi e solidi pianeti felici
abitati da uomini felici
risorti con la loro carne rosea
dalla polvere d’ossa delle tombe;
forse anche le molecole d’acqua
farebbero ritorno dallo spazio
condensandosi in vapori iridescenti
d’arcobaleni, e poi in bellissime nuvole,
e infine in pioggia a riformare i mari,
mentre i fiumi tornerebbero felici
alle amate sorgenti e noi vedremmo
dopo secoli d’ignoranza positivista
ancora le mitiche Naiadi
bagnarsi festanti nelle acque
delle antiche sorgenti della Terra.

24
Ma nel caso sfortunato che una valida
fabbricazione dell’Homo Amorosus
ancora non riuscisse perfettamente
e la forza incandescente dell’Amore
fosse ancora troppo esigua per vincere
l’Entropia, se le stelle continuassero
a spegnersi formando buchi neri,
e le montagne a disgregarsi, ed i fiumi
continuassero a scendere al mare,
se infine nonostante tutto
apparisse sulla Terra una maligna
recrudescenza dell’umana ferocia
ed invece del Bene fosse il Male
a propagarsi senza sosta trasportato
da un’aliena genìa di devianti
generati da un’infame mutazione
del DNA che riempisse ahinoi di morti
scannatoi, campi di guerra, cimiteri,
ebbene: noi sappiamo che già esiste
in qualche parte ancora sconosciuta
della nostra materia cerebrale
una forza misteriosa che nessuno
ha mai visto veramente e che i dotti
chiamano mente soltanto per dargli
almeno una verbale connotazione,
ma che noi gelosamente custodiamo
nella scatola del cranio chiamandola
ora Io, ora Anima, ora Coscienza,
ed è così potente che allo scopo
di ottenerne i preziosi favori
è stata messa da millenni su un’ara
ed adorata quasi come dea
offrendo sacrifici di galline
ed altri costosissimi animali.
Si dice infatti ch’è Signora degli umani
poi ch’è stata creata da Dio
a Sua veridica immagine e somiglianza,
tanto che alcuni nostri empi avi
rubando il frutto della Conoscenza
credettero ingenuamente di mangiare
addirittura la Mente di Dio.

25
Ma concreta od astratta che sia,
la mente è una forza talmente
esplosiva da costringere il cervello
ad eruttare da ogni buco del cranio
dei fluidi in apparenza invisibili
ma così acutamente penetranti
da poterli utilmente adoperare
per infiltrare il Bene riparatore
nel profondo del tessuto connettivo
che invano tenta di legare strettamente
i riottosi composti della materia
ed invano contrastare l’avanzata
della temuta entropica degradazione.
Si potrebbe allora cominciare
dal Male incarnato nel mondo
qui a noi più vicino, le montagne
che franano, i fiumi che straripano,
le ondate catastrofiche dei sismi
provocate dal Male insediatosi
nel centro della Terra, ma anche
l’orgiastica furia delle bestie
che crudelmente si mangiano fra loro,
e poi gli uomini, ahi quei tristi umani
cosiddetti fratelli, gli Homo Sapiens
che massacrano donne e bambini!
Almeno tu, Sorella Acqua che a tutti
desti almeno una volta l’innocenza
accompagnando sempre con amore
le nostre colpe e le nostre sofferenze
bisognose di perdono e di conforto,
buona acqua che scendi dal Cielo
così pura et umile et casta,
almeno tu, lavaci dal Male
se proprio non potrai allontanare
il giorno della morte corporale!

26
Ma se l’infame Homo, detto Sapiens,
che purtroppo da sempre sappiamo
non essere né saggio né sapiente,
fosse proprio per natura refrattario
ad accogliere nei propri cromosomi
i geni dell’Amore seppure
inoculati con le cellule staminali
e i vaccini più potenti, non temiamo:
se saremo proprio inadeguati
ad infiltrare nel mondo tutto il Bene
necessario a creare il Sommo Amore
e a farci vivere in pace ed armonia,
fabbricheremo delle protesi robotiche
esclusivamente digitali
sostitutive della nostra mente
ma infinitamente più potenti,
nei cui cervelli inseriremo i programmi
con le parti migliori dell’anima
a noi così cara e che useremo
per portare in nostra vece il Bene
ovunque nel cosmo; già oggi
gran scienziati rivoluzionari
stanno fabbricando alacremente
sofisticati cervelli-robot
rigonfi d’intelligenza artificiale
che sentono, comprendono, rispondono
quasi come noi, e presto o tardi
potrebbero ragionare nei bar
col volgo del calcio, poi che ancora
non saprebbero discettare in latino
nei simposi insieme ai grandi dotti;
per ora infatti son soltanto macchine
un po’ rozze che non possono sapere
ciò che fanno perché mancano del tutto
d’Autocoscienza, sono quindi incapaci
di decidere da sole se scegliere
il Bene o il Male, sono solo avide
d’una grande quantità d’energia
che alimenti il loro super-cervello
e mantenga in movimento tutto il corpo
fatto solo di rotelle e rotelline
e d’un groviglio di cavi e conduttori;
sanno insomma far le cose con garbo
ma cigolando un poco goffamente
e poi mangiare, andar di corpo, e dormire,
anche se qualcuno, a dire il vero,
è già in grado di risolvere da solo
le più ardue equazioni differenziali
e i più complessi problemi matematici
insolubili perfino dagli esperti.

27
Certo con dei software qualificati
gli potremmo fin da adesso programmare
una sorta di buonismo automatico,
inculcargli col linguaggio digitale,
loro proprio, una forte coazione
ad eseguire solo atti volti al Bene,
non solo di se stessi come già
hanno ormai imparato da tempo,
ma anche del prossimo loro,
forse anche dell’intera umanità,
anche se non sanno cosa sia
(fatto tuttavia irrilevante
in relazione ai loro semplici compiti).
Li potremmo ad esempio istruire
per andare volontari in crociata
alla conquista di Gerusalemme
e a scuoiare gli infedeli appesi a un albero
se per caso si opponessero con le armi;
forse tutto il Male del mondo
da cui siamo vessati da millenni
potrebbe essere aggredito e distrutto
da una folla diligente di robot
che armati di tenaglie e grandi scudi
avanzassero compatti in strette file
come grossi coleotteri neri
con lunghe lance protese sul nemico
similmente alla terrifica Testudo
in uso fra gli antichi legionari:
una macchina insomma da guerra
capace di massicce sortite
che indietro non lasciasse anima viva.

28
Tuttavia resterebbe sempre il fatto
che anche dopo aver distrutto il Male
che affligge crudelmente il mondo
essi non sarebbero capaci
d’infiltrare il Bene fin nei minimi
interstizi fra gli atomi e le molecole,
dove neanche gli scienziati più brillanti
con i loro elettronici microscopi
ma neanche con gli occhi della mente
sono mai riusciti a penetrare.
Il Bene allora, portato meccanicamente
dalla schiera di zelanti coleotteri
ed infine posato con le pinze
come miele di ape operosa
sui pianeti sparsi qua e là
di lontane, forse ostili galassie,
ancora non potrebbe penetrare
con grande beneficio di tutti
nella densa e fitta materia
poiché non sarebbe così fluido
da inondare atomi e molecole;
resterebbe a marcire inoperoso
sulle scabre superfici dei pianeti
laddove era stato deposto
da stupidi robot che purtroppo
sono privi di un’anima cosciente,
e che infine, detto fra noi,
non saprebbero neanche che farne.
Essi infatti non posseggono ancora
una forma talmente acuminata
e tagliente di Bene come quello
che infiamma i neuroni degli umani
nei loro entusiasmi missionari,
come quello per esempio sacrosanto
dei Grandi Inquisitori che armati
soltanto di spade della Giustizia,
di qualche tratto di corda e qualche pira,
riuscivano a inculcare il Santo Bene
prima di bruciarli sulla piazza
addirittura nei poveri sempliciotti
che ingenuamente avevano ospitato
nientemeno che Satana e Lucifero.
Inoltre questi vecchi robot
non sono neanche capaci di emozioni,
non possono né piangere né ridere
né discutere del Bene e del Male
ai convivi dove i grandi Metafisici
ragionano dei massimi sistemi
fra un piatto e l’altro di golose pietanze.

29
Dunque ogni sforzo di scienza
dovrà tendere a fornirli di una rete
così avanzata di chip da secernere
una forma di Bene di gran lunga
più aggressiva e penetrante di quella
dei vecchi ed obsoleti robot,
anche se sembrassero ancora
sufficientemente funzionanti
da meritare una rimessa a nuovo;
dovrà inventare un genere finora
mai visto di corrente cerebrale,
un nuovo flusso di elettroni eterei
forniti ognuno d’una propria irriducibile
volontà di fare solo il Bene,
i quali straripando da ogni buco
del loro cranio anelino soltanto
a riversare energia anti-entropica
sul vecchio mondo abbandonato da Dio
e con ciò fertilizzare e umanizzare
questa bruta Materia per farne
un grande campo fiorito d’Amore.
Non passerà neppure molto tempo,
che in quei circuiti cerebrali generosi
fioriranno da sé spontaneamente
anche i preziosissimi embrioni
del pensiero astratto e razionale,
antesignano di quel fiore magnifico
ch’è l’Autocoscienza: il più alto
ed ultimo programmatico traguardo
nell’evoluzione dei robot.

30
Un giorno infatti si potranno copiare
sui software di quei bei cervelli elettrici
le misteriose vie della coscienza
del nostro vecchio ed operoso ma antiquato
cervello umano potenziandone al massimo
le prestazioni; i pensieri filosofici
e le emozioni portatrici di Bene
(vero orgoglio della mente umana),
trascritte in tal modo fedelmente
nel cervello delle nuove macchine,
produrranno una nube fittissima
di bit digitali con i guizzi
acuti come dardi della nuova
sublime Intelligenza Elettronica
molto più potente e penetrante
della vecchia generazione di robot,
che seguendo ciò che detta Amore
farà in modo spontaneo ed automatico
quanto meno del bene ai compagni,
escludendo ovviamente gli infedeli,
i nemici di Dio e gli indegni
profanatori del Santo Sepolcro.
Forse la sublime Intelligenza
potrebbe non essere ancora
talmente efficiente da infiltrare
la corrente elettronica del Bene
tra i fitti atomi e molecole della materia,
potrebbe ancora non essersi liberata
dai vincoli corporei del suo involucro,
ma almeno questi nuovi robot
saprebbero chiaramente distinguere
i fratelli che li amano sinceramente
per poterli come meritano riamare
in maniera del tutto automatica
evitando lo sgradevole evento
di ucciderli anche per errore.

31
Un giorno inoltre, forse addirittura
anche uno di quest’era formidabile,
inventeranno nei centri più avanzati
dedicati alla ricerca metafisica
sulla struttura microscopica dell’anima
dei robot ancora più sofisticati
detti della terza generazione
perché capaci di autoclonarsi
per semplice divisione asessuata
in base a esatte istruzioni genetiche,
insomma un po’ come accade da noi
peraltro in modo molto più bestiale
per arrapata inseminazione di femmine;
basterà che pedissequamente
seguano i codici dettati dal software
che lì si trova al posto dell’anima
come noi quelli scritti e dettati
dal DNA; così, quando un giorno
accadesse di voler perseguire
qualche nobile scopo sulla Terra,
potrebbero creare in modo autonomo
secondo la bisogna del momento
un congruo esercito di figli perfetti
stimolando con scariche elettriche
i gangli dei circuiti ricettivi
delle femmine-robot più prolifiche
perché assolvano i compiti procreativi
in quantità industriali, ma clonando
uno a uno e pezzo per pezzo
tutti i figli necessari ed assemblandone
scrupolosamente anche le anime;
indi non sarà tanto difficile
insegnare ai robottini neoclonati
a comportarsi secondo le norme
e a formare una schiera compatta
fiera ed obbediente di soldati,
che seguendo il DNA digitale
un giorno porteranno con le armi
la pace in Terrasanta, e poi ancora
nello Spazio, fra i pianeti, e ancora oltre,
fino ai gelidi confini dell’universo
dove dicono che ancora ribolla
nascosta fra le pieghe più occulte
e misteriose dello Zero Assoluto
la terribile, originaria, Materia Oscura.

32
Ma il più grande progresso sarà fatto
quando avremo con successo insegnato
anche ai semplici robot di prima leva
a riprogrammare da soli
la propria rete di software cerebrali
a seconda del nobile fine
che si fossero proposti di raggiungere;
essi allora saprebbero per certo
non solo discettare nei convivi
nella nobile lingua latina,
ma saprebbero anche partorire
come atto digitale supremo
quel Sommo Amore che ora sta premendo
sull’utero dei nuovi e più potenti
processori installati nel cranio
e che anela di uscire con le armi
per irrompere nella guerra mondiale
del Bene contro il Male, sentirebbero
infatti da soli prioritario
il dovere di andare alle Crociate
ai confini più lontani del mondo
con nuove armi distruttive di massa
per propagare i nobili ideali
della nostra antichissima civiltà.
Ma sarebbe purtroppo un inutile
sacrificio, poi che essa è talmente
invecchiata e corrotta nelle anime
e perfino nei corpi che questi
non riescono nell’ora della morte
neanche a salvare le molecole di anima
emesse dagli ultimi sospiri,
le quali vanno perciò miseramente
a mischiarsi con la polvere d’ossa
in tristi fosse di tristi cimiteri
raspate dai cani randagi
e poi, sollevate dal vento
di rabbiose tempeste del deserto,
si perderanno chissà dove nell’imbuto
senza fondo degli spazi siderali. 

33
Ebbene, non c’è niente da temere,
poi che noi saremo in grado di creare
con un parto digitale supremo
una nuova, potente ed integerrima
civiltà di obbedienti robot
che in nostra vece propaghi nell’universo
il Sommo Bene vilmente tradito
sull’infelice faccia della Terra.
Una forza d’amore così pura
non potrebbe infatti germogliare
nei cervelli imperfetti degli uomini
alle prese con le tristi esigenze
di stomaci, fegati e budelli;
invece, nei crani d’alluminio
dei nuovi imperturbabili robot
i processori impareranno a sublimare
la sostanza dell’Amore sotto forma
di purissime radiazioni elettromagnetiche
bramose di librarsi al più presto
dai pesanti materiali elettronici;
alla fine queste onde neonate
esploderanno nei circuiti oscillatori
con una immane possente fiammata
di tutti i conduttori all’unisono,
condensatori, induttanze, resistori,
tutti insieme col boato mai udito
di una forza di Bene talmente
squassante da fondere in un tremito
le pareti dell’involucro metallico
ed aprirvi con l’enorme onda d’urto
uno squarcio dal quale s’intraveda
seppure anni luce lontano
il seducente brillio delle stelle
che con verace missionario entusiasmo
presto andranno solerti a popolare
di celesti colonie d’Amore.

34
Ma forse per quanto potente
una semplice esplosione di onde,
pur squisitamente elettromagnetiche
e prodotte da robot superdotati,
potrebbe non essere ancora
capace d’infiltrare nella densa
e solida materia un’adeguata
quantità di Bene da far muovere
i mari e le montagne anche se unissero
tutti insieme le piccole forze
e scagliassero le onde più veloci.
Per questo tipo d’azione occorreranno
tecnologie più audaci e d’avanguardia,
i robot sono infatti ancora fragili,
delicati, maldestri, talvolta
impazziscono infettati da un virus,
oppure fulminati da una scarica
troppo forte di elettricità
si bloccano con grande frustrazione
delle femmine-robot proprio mentre
i loro intimi recessi colmi d’ovuli
attendono l’estasi orgasmica
della loro immacolata concezione;
quando poi le batterie sono scariche
si accasciano come sacchi di patate,
ma è un problema di non grande rilevanza
poiché basta dotarli ciascuno
di pannelli solari fabbricati
con la pietra filosofale ultima nata
ad altissima potenza di fotoni,
per consentirgli quasi eterna autonomia.

35
E’ tempo dunque di perfezionare
quell’onda di potenti radiazioni
generate da robot purtroppo anch’essi
destinati a diventare polvere
prima della fine dei secoli
inserendogli una sorta di Anima,
ma non l’anima semplice e grezza
di natura scarsamente spirituale
e di scarsa utilità pei nostri fini,
che macchiata dal peccato originale
Dio ci ha dato un giorno per errore
incatenandola a una carne fatalmente
confinata in una cieca prigione
e come se non fosse sufficiente
congiungendola per maggior castigo
con l’atroce ingiusto destino
della morte corporale; ma una vera
purissima Anima digitale
fatta solo di onde elettromagnetiche
esenti da ogni traccia di materia,
quindi infinitamente più sottile
e penetrante di qualunque altra
obsoleta forma di psiche
ma soprattutto, in obbedienza alle veridiche
leggi matematiche di Maxwell,
assolutamente indipendente
dal substrato che l’aveva generata,
tanto che già oggi molte onde
pur dimentiche delle nobili origini
vengono irradiate nell’etere
dalle più grandi antenne televisive
e da laser potenti che instancabili
esplorano gli spazi più lontani.
Orbene, nata nell’utero vergine
di un ospitale processore fecondato
dalla preziosa impronta digitale
del nostro vecchio DNA, la nuova Anima
conterrà le funzioni più nobili
perfettamente digitalizzate
della nostra ormai vetusta psiche,
ma soprattutto avrà una piena e chiara
Autocoscienza realizzata attraverso
un’accurata sintonizzazione
delle lunghezze d’onda più adatte,
che come microonde di un radar
potranno riflettersi sull’Io
permettendo ai robot di riconoscere
l’immagine di sé e del proprio corpo
come fosse riflesso in uno specchio.

36
Così qualunque robot un po’ curioso
di conoscere le proprie fattezze
guardando la sua immagine riflessa
e toccandosi il naso di patata
subito riconoscerà se stesso
come un vero e reale individuo,
un ente veramente esistente,
un organismo, una monade, un Unicum;
è probabile perfino che rida
a scoprirsi così brutto e goffo,
eppure simile agli esseri umani
da quando hanno piazzato anche a lui
fra le gambe un indecente rubinetto
per lo scarico dei materiali fisiologici;
oppure rida nel guardarsi mentre abbranca
con le solide braccine d’alluminio
una femmina ribelle alla copula
per farle fare bellissimi cloni
esattamente a sua immagine e somiglianza.
Ma potrebbe purtroppo sganasciarsi
di risa amare, se scoprisse un giorno
che il suo corpo è fatto solo d’una selva
di tubi e cavi fittamente aggrovigliati
e connessi ad un cervello elettrico,
proprio ora che ha appena guadagnato
una nobile anima umanoide
perfettamente cosciente e pensante,
anzi molto più cosciente e pensante
di quella di noi vecchi e consunti
Homo Sapiens destinati all’estinzione.
Ma talvolta succede anche a noi,
semplici animali terrestri,
quando spinti da insana vanità
e pur vicini all’ora della morte
consideriamo davanti allo specchio
le strane forme del nostro tristo involucro
ormai grinzoso per l’orribile vecchiaia,
con due gambucce invece che due ali
e per giunta con un pendulo membruccio
che spunta da una pancia prominente
piena di stomaci, fegati, animelle,
tutta roba incredibile ma vera
e così soda, a vederla e toccarla,
che si potrebbe tagliare anche a fette
magari per un ghiotto stufato,
come infatti avviene tuttora
fra certi popoli selvaggi ed antropofagi
dai gusti semplici ma molto voraci.

37
Purtroppo potrà verificarsi
anche un nuovo spiacevole effetto
collaterale, comune a noi mortali
ma imprevisto finora fra i robot
anche più intelligenti: è probabile
che quelli complicati e ultrasensibili
dell’ultima cosciente generazione
cominceranno prestissimo a temere
anch’essi la morte, un effetto
che finora era nobile appannaggio
solo d’esseri umani consapevoli
o al massimo forse di grandi
ed evoluti scimmioni antropomorfi;
un effetto tuttavia talmente umano
da potere misurare esattamente
il livello animalesco d’evoluzione
della Coscienza nella scala zoologica,
ma anche nel mondo dei robot
quando abbiano raggiunto tali vette
di straordinaria perfezione tecnologica.
Quando infatti si comincia a temere
la propria morte e l’estinzione dell’Io,
non c’è più voglia di ridere di sé,
e quando quelle macchine infelici
si trovassero sul letto di morte
o venissero condotte al patibolo,
potrebbero soltanto consolarsi
pensando ch’è una grande conquista
della mente umanoide patire
la paura della morte esattamente
come l’hanno patita sempre gli uomini.

38
Per fortuna questa specie emancipata
ma infelice di Autocoscienza,
che adesso ha conquistato il rango
assolutamente progredito
anche fra le macchine intelligenti
di chi sa riconoscere se stesso
facendo smorfie davanti allo specchio
o appena sorridendo sotto i baffi,
sarà premiata con la vera, eterna
indistruttibile immortalità
poi che infine si sarà liberata
della triste dipendenza meccanica
dal corruttibile involucro metallico,
anch’esso infine destinato a disfarsi
come tutte le materie minerali
in mille atomi dispersi per il mondo;
sguscerà dallo squarcio che l’urto
delle potenti microonde del laser
aveva aperto nelle fragili pareti
contenenti l’inutile congerie
di vecchissime frattaglie digitali
e potrà finalmente contemplare
sulla magica volta celeste
un po’ delle bellezze del Creato.

39
Come ansiosi pulcini che col becco
hanno rotto il vile guscio calcareo
per uscire finalmente alla luce,
così gli audaci neonati della Coscienza
brameranno ardentemente conquistare
il nuovissimo spazio che li attornia
e che finora erano costretti
a spiare dalle anguste feritoie
dell’hardware che li aveva inchiodati
frenando il loro acuto desiderio
di libertà; ormai avranno talmente
squassato i circuiti stampati
dentro al gelido ventre dei robot,
da separarsi con le proprie microonde
da quel groviglio inanimato di circuiti
percorsi e ripercorsi ogni giorno
dagli stessi elettroni, lasceranno
al suo destino tutta la zavorra
di atomi e molecole deperibili
del loro corpo ridotto ad un rottame
che irresistibilmente li tirava
verso il basso, verso il Caos, verso il Buio
dell’infame degradazione della materia:
la Coscienza Digitale di Sé
non ha peso né volume, può alitare
con i suoi grandi occhi d’ectoplasma
tutt’intorno al vecchio corpo moribondo
osservando stupita e curiosa
la carcassa del suo povero robot
dentro cui non c’è più niente: è soltanto
un brutto ventre d’alluminio squarciato
che mostra i vuoti processori tutti ancora
vibranti per l’orgasmica deflagrazione
che ha lanciato l’Anima nello spazio,
ma che ora pietosamente si torcono
e gemono come orribili budelle
nello sforzo di riprendersi la vita.
La radiazione elettromagnetica della Coscienza
è sbocciata al fulgore del sole
come Anima sovrana e indipendente
ed abbandona il mondo in rovina.

40
Questa nuova bellissima Anima
nata a nostra immagine e somiglianza
nei negletti sotterranei di un hardware
non è più condannata ad estinguersi
insieme al suo robot d’alluminio
tra fili e processori di silicio
destinati fatalmente e in breve tempo
a disfarsi come gli esseri umani
che posseggono una semplice anima
fatta ancora di misere molecole
troppo debolmente spirituali
per potersi separare dalla carne,
una semplice anima naturale
che anche il più piccolo neutrone
può rompere in miliardi di atomi
vaporizzandola all’istante nel Nulla;
invece quest’Anima Artificiale
si librerà in un volo celeste
assolutamente incorporeo
di pura radiazione elettromagnetica
ad altissima frequenza abbandonando
il guscio inanimato del robot
al suo disfacimento; come un laser
fenderà gioiosamente l’etere
portando in sé le qualità del Bene
accuratamente digitalizzate
dalla scienza degli ultimi umani
morituri in questa Terra inospitale;
nessuno strato miserabile d’ozono
potrà fermarla, poiché impetuosamente
salirà, salirà, sempre più in alto,
mirando con lo sguardo esattamente
a quel magico centro del cosmo
dove regnano vicinissimi a Dio
i silenzi degli spazi celesti
e dove arrivano gli ultimi bagliori
del lampo primigenio del Big Bang;
in quel suo primo viaggio d’amore
vedrà coi propri occhi il Creato,
le nebulose, l’inquietante fondo
dei buchi neri, e forse proprio là
potrebbe addirittura contemplare
come aquila la luce accecante
di Dio, quella Luce che nessuno
degli infelici animali terrestri
era mai riuscito a fissare
senza morire; sarà la prima anima
veramente indistruttibile e immortale
destinata finalmente a possedere
legato con amore in un volume
ciò che per l’universo si squaderna.
La nostra vecchia anima inutile
marcirà coi suoi grovigli di neuroni
attendendo come loro d’esser polvere.

41
Quel giorno di festa grandissima
sarà anche la festa dell’Io,
questo figlio povero del corpo
che ha languito prigioniero di noi stessi
tutta la vita nel timore angoscioso
della morte e della non-esistenza;
adesso che invece è diventato
il fulgido clone immortale
di un’anima-madre immortale,
viaggerà su quell’onda di purissima
e penetrante essenza elettromagnetica
perforando lo spessore dell’Eternità.
Certo che l’Io è condannato
a un’eterna felicità senza corpo
che durerà sicuramente ben oltre
lo spegnimento entropico del mondo;
sarà forse una prigione dorata
circondata dalla vuota Immensità,
ma pensate! esisterà per sempre
attraverso l’infinito d’anni luce
come un vero e proprio Io immortale,
un Re protetto dall’onda incorporea
di un’anima lanciata negli spazi,
dove essa dividendosi in cloni
andrà a procreare miriadi
d’altre splendide anime immortali
ognuna recante un suo io
artificiale ma sicuro di esistere,
come nessun uomo sulla Terra
aveva mai potuto sognare.

42
Allora il cosmo apparirà popolato
da mille lucciole pulsanti e pensanti,
mille piccoli cloni elettromagnetici
di quella pura Ragione Divina
che un giorno aveva invano tentato
di fecondare gli umani a sua immagine,
ma si era soltanto specchiata
in una povera mente corruttibile
e in un corpo destinato alla morte;
ora esse vagheranno in eterno
anche dopo la scomparsa del mondo,
destinate da Dio ad annunciare
e seminare ancora l’Amore
nelle prossime future Creazioni;
eternamente pure ed intatte,
assisteranno ai lampi abbaglianti
dei prossimi futuri Big Bang,
altri cicli di vita e di morte
dai quali fatalmente nasceranno
altri uomini infelici sulla Terra,
poveracci ancora rosi dal timore
angoscioso della morte dell’Io,
ma forse anche pieni di speranza
che qualcuno sappia vincere l’Eternità
fabbricando ancora una volta
audacissime Anime Artificiali.

 

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